Allo scopo di promuovere la salute e il benessere delle donne, dei neonati e delle loro famiglie in Ticino l’Associazione Nascere Bene Ticino lancia un Appello alle autorità sanitarie sostenuto da:
FAFTPlus (Federazione Associazioni Femminili Ticino Plus),
Commissione Consultiva per le Pari Opportunità (c/o Delegata per le pari opportunità Rachele Santoro),
ACSI (impegnata a fianco dei pazienti e contro la sovramedicalizzazione)
- Chiediamo il diritto di partorire in ospedale con la propria levatrice di fiducia (levatrice indipendente aggiunta), conformemente a quanto approvato in Gran Consiglio il 21 settembre 2020 e quanto applicato da tempo in numerosi cantoni svizzeri per i casi a basso rischio, sulla base di chiare evidenze scientifiche concernenti la sicurezza e gli esiti per la salute psico-fisica di mamma e bambino. Il parto non è una malattia e un recente studio della SUP di Berna conferma che il 90% delle donne svizzere desidera un parto naturale.
- Chiediamo di offrire in ogni maternità la tecnica del cesareo dolce (modello Charité, già introdotto in alcune maternità svizzere) che non comporta novità tecniche particolari ma inserisce nell’operazione alcuni benefici del parto vaginale come lentezza, contatto visivo e pelle a pelle. Così nei casi non in urgenza, il parto può essere vissuto come una nascita e non solo come un intervento chirurgico. Il numero dei cesarei (in Ticino 33% nel 2020) dovrebbe comunque diminuire entro il limite massimo indicato dall’OMS che si situa fra il 10 e il 19%.
- Chiediamo di offrire in ogni maternità la possibilità di elaborare l’esperienza del parto riprendendo il modello del CHUV (Ospedale Universitario di Losanna) elaborato a partire dalla constatazione che il 63% delle mamme una settimana dopo la nascita presenta sintomi di stress acuto e il 21% dopo un mese soffre ancora di disturbi di stress post traumatico che richiedono cure. Mediante un colloquio d’ufficio con una levatrice specializzata prima e dopo il parto si potrebbero così prevenire i ¾ dei rischi di stress post traumatico.
- Chiediamo che si offrano d’ufficio alle partorienti in tutte le maternità del cantone le camere famiglia con la possibilità di pernottamento per il padre, conformemente al modello elaborato e proposto dal personale infermieristico del Dipartimento Donna Bambino (DDB) dell’Ospedale della Beata Vergine (OBV) di Mendrisio.
Le misure proposte sono già adottate con successo in altri cantoni e in parte in alcune maternità ticinesi, sono facilmente applicabili in tempi relativamente brevi e comportano spese minime, probabilmente inferiori ai costi provocati dalle conseguenze per la salute psico-fisica di mamma e bambino dovute alle numerose esperienze traumatiche del parto. I risultati positivi si potranno però ottenere solo a condizione che si valorizzino e promuovano contemporaneamente le competenze relazionali del personale curante e la capacità di sviluppare un atteggiamento rispettoso, accogliente e non infantilizzante affinché le decisioni siano prese insieme ai genitori tenendo conto dei loro valori e dei bisogni della donna.
19 ottobre 2022
DESTINATARI DELL’APPELLO
- Il Consigliere di Stato e Direttore del DSS Raffaele De Rosa
- Il Consiglio di amministrazione dell’EOC, pres. P. Sanvido e il Capo Area Medica Prof. Dr. med. P. Ferrari
- Il direttore del Dipartimento di Ginecologia e Ostetricia EOC Dr. med. A. Papadia
- I primari dei reparti maternità EOC di Bellinzona Dr.med C. Canonica, di Mendrisio Dr. med. G. Caccia e di Locarno Dr. med. G. Giudici
- Le direzioni e i responsabili medici delle cliniche Sant Anna di Sorengo e Santa Chiara di Locarno
- La Società Ticinese di Ginecologia e Ostetricia – SGOSI
- La Federazione Svizzera delle Levatrici sezione Ticino – FSL
MOTIVAZIONI PER IL LANCIO DELL’APPELLO
Basta poco per trasformare il giorno più bello in un’esperienza traumatica che poi incide negativamente sul benessere di tutta la famiglia e di conseguenza anche sui costi della sanità in continuo aumento!
A breve termine il parto non rispettato e/o sovramedicalizzato costituisce un fattore di rischio per la salute psico-fisica di donne e nascituri. A lungo termine può interferire con l’attaccamento fra madre e neonato e quindi con lo sviluppo armonioso del bambino. Secondo le nuove linee-guida dell’OMS (2018), per prevenire complicazioni e esperienze negative è indispensabile garantire il rispetto dei bisogni fisiologici e psicologici della partoriente e la qualità nella relazione di cura. Le evidenze scientifiche dimostrano che questo avviene prevalentemente e a costi minori con l’accompagnamento continuo durante tutta la maternità, parto compreso, da parte di una levatrice di fiducia o levatrice aggiunta, come richiesto con questo Appello.
La denatalità è una delle maggiori cause del calo demografico che attualmente preoccupa la politica e la società anche in Ticino. Ai vari motivi culturali, economici e sociali solitamente individuati come freni alla scelta di maternità da parte delle donne, occorre sicuramente aggiungere le numerose esperienze e narrazioni negative del parto. Lo ha sottolineato anche il Consigliere di Stato e direttore del DSS Raffaele De Rosa in occasione di una giornata di riflessione sul rapporto fra nascita e violenza, come pure davanti al Gran Consiglio:
“Credo fermamente che sviluppare anche in Ticino una cultura positiva sul tema della nascita, nel pieno rispetto del sentire intimo (fisico, emotivo, psicologico) della mamma, del bambino e della loro relazione, sia fondamentale per incoraggiare e sostenere la natalità del nostro cantone, in preoccupante diminuzione.”[1]
La nascita di un figlio dovrebbe essere un fatto gioioso, ma per la donna l’esperienza del parto può variare a seconda di un insieme di fattori, tra cui le aspettative durante la gravidanza, le caratteristiche dell’evento in sé, le modalità organizzative dell’ambiente in cui avviene e la qualità della presa in carico. In particolare, si osserva che il parto è un momento di vulnerabilità in cui l’assistenza alla donna incinta rischia di assumere la forma della tutela e avere ricadute negative sul suo benessere e sul legame materno. Nei casi più gravi, le donne che hanno partorito sviluppano sintomi depressivi e/o traumatici che richiedono l’intervento di uno/a specialista.
Per valutare l’incidenza del parto traumatico in Svizzera si può fare riferimento a due studi: secondo una ricerca del CHUV (ospedale universitario di Losanna)[2], circa una mamma su tre ha un ricordo traumatico del proprio parto, mentre in uno studio della SUP di Berna[3] una partoriente su quattro segnala di aver subito una forma di coercizione durante la presa in carico. Nelle parole delle protagoniste sono vissute come una violenza le procedure invasive, giudicate non necessarie, inaspettate, non motivate o giustificate come “aiuti”. Anche la decisione di non intervento può essere percepita in modo negativo quando non è basata sull’ascolto.
Molte donne, inoltre, manifestano il bisogno di vivere la nascita del proprio bambino non come un evento medico, bensì come un’esperienza intima, affettiva e familiare. Di recente, il rispetto nel parto è stato incluso tra i diritti umani fondamentali e sulla questione si sono espressi enti autorevoli come l’ONU e il Consiglio d’Europa, segnalando in particolare le procedure senza consenso libero e informato, le difficoltà relazionali e comunicative, la sovramedicalizzazione.
L’eccesso di interventi è un problema che investe tutti gli ambiti della medicina e nel 2012 gli Stati Uniti hanno lanciato la campagna Choosing wisely, alla quale ha aderito anche l’EOC, per promuovere delle scelte cliniche consapevoli, basate su evidenze scientifiche. In ostetricia una procedura medica non indicata può avere effetti indesiderati o innescare una catena di interventi viepiù invasivi, tra cui episiotomie e cesarei.
L’indice di Robson è riconosciuto come uno strumento efficace per ridurre il numero dei cesarei non necessari[4], mentre nell’assistenza ai parti a basso rischio la Midwifery specializzata (accompagnamento continuo di una levatrice di fiducia durante tutta la maternità, parto compreso) è associata a un uso più efficiente delle risorse e a migliori esiti di salute[5].
Seguendo le neomamme sin dalla gravidanza e a domicilio nel post-parto, la levatrice può inoltre intercettare e prevenire sensi di solitudine e disagi psicologici che rischiano di sfociare in depressioni post parto nocive per la relazione con il neonato e con la famiglia e che possono ostacolare il reinserimento sociale e professionale.
Secondo le nuove linee-guida dell’OMS (2018)[6], inoltre, l’esperienza del parto è positiva quando sono rispettati i valori personali della donna e le sue aspettative di partorire in un ambiente intimo e sicuro, con il supporto continuo di professionisti/e empatici/che e con l’accompagnamento di una persona di libera scelta.
In un’ottica di prevenzione occorre dunque valorizzare e promuovere da subito le competenze relazionali del personale curante affinché in ogni frangente sappia favorire, accogliere e rispettare le scelte informate da parte dei genitori.
Nel documento OMS sono formulate delle raccomandazioni per favorire il ruolo attivo della partoriente anche quando si rendono necessari degli interventi medici.
Nel nr 7.2022 de La Borsa della Spesa di ACSI è stato pubblicato l’articolo “Affinché il parto sia veramente il giorno più bello!”. Per leggerlo clicca qui!
________________________________________________________________
Note
[1] Saluto alla giornata di riflessione sul tema “Nascita e violenza: una relazione pensabile?” del 12.11.2019 e intervento del 13 aprile 2021 in occasione del dibattito in Gran Consiglio sulla mozione “Per un sostegno fattivo ai parti naturali e alla riduzione dei costi della sanità”
[2] C. Deforges et al., Le trouble de stress post-traumatique lié à l’accouchement, Périnat, 12, 4, décembre 2020.
[3] S. Oelhafen et al., Informal coercion during childbirth: risk factors and prevalence estimates from a nationwide survey among women in Switzerland, BMC Pregnancy, and childbirth, 21, 369, May 2021. La seconda parte di questo studio è stata pubblicata nel 2022: S. Oelhafen et al., We felt like part of a production system: a qualitative study on women’s experiences of mistreatment during childbirth in Switzerland, PLoS ONE 17(2): e0264119, 2022.
[4] M.S. Robson, Can we reduce the caesarean section rate?, Best Pract Res Clin Obstet Gynaecol, 15, 1, 2001, pp. 179–194.
[5] Si veda per esempio M.J. Renfrew et al., Midwifery and quality care. Findings from a new evidence–informed framework for maternal and newborn care, The Lancet, 384, 9948, 2014, pp. 1129–1145.
[6] WHO recommendations. Intrapartum care for a positive childbirth experience, 2018, (versione italiana: https://www.nascerebene.ch/il-parto/le-raccomandazioni-dell-oms/nuove-raccomandazioni-2018/)