Portare fa bene…
… alla mente
Portare favorisce lo sviluppo dell’intelligenza.
Studi recenti dimostrano, che i bambini, nel primo anno di vita, hanno bisogno di molti stimoli per sviluppare al meglio il cervello. Così si pongono le basi per l’intelligenza e le capacità motorie.
I bambini ricevono gli stimoli sensoriali per il tatto, l’udito, l’olfatto, il movimento, quando sono portati ogni giorno per periodi sufficientemente lunghi. In questo modo non occorre preoccuparsi troppo di stimolare il bambino con appositi giochini o stratagemmi perché già avviene automaticamente. Ovviamente è anche importante che il bambino, ben accudito e rassicurato dalla relazione con chi si prende cura di lui, abbia dei momenti e degli spazi adeguati per sperimentare liberamente e coordinare il movimento dei suoi arti, muovere il suo corpo, imparare a girarsi e in seguito anche a spostarsi.
Il bisogno di essere portato diminuisce man mano che il bambino cresce e sviluppa nuove capacità motorie.Quando imparano a muoversi carponi i bambini hanno meno bisogno di essere portati. Dal momento in cui imparano a gattonare la madre (o chi ne fa le veci) prende il minimo possibile d’iniziativa, ma rimane costantemente disponibile. Se per esempio il bambino cade, andrà dalla mamma per essere confortato in maniera incondizionata, finché riprenderà le sue esplorazioni. Così facendo il bambino svolge un ruolo attivo nella relazione: torna quando è stanco, quando ha fame, quando ha bisogno di attenzione. La fascia porta-bimbo diventa allora un posto confortevole dove riposare. Spesso il bisogno di essere portati rimane forte anche quando i bambini sono più grandi e già in grado di camminare, talvolta fino all’età di tre anni. Questo non solo se sono stanchi di camminare, ma anche per il bisogno di contatto fisico.
… alla società
Portare il bambino significa offrirgli la continuità con il profondo senso di sicurezza e di fiducia vissuti in utero, necessari più avanti nella vita per separarsi dai genitori e per svilupparsi in modo autonomo. La fisiologia ci insegna che, dopo la nascita, il “cucciolo umano” deve ancora maturare ed è completamente dipendente dalla mamma (o da chi ne fa le veci): si parla di “eso-gestazione” per indicare i primi 9 mesi in cui il neonato ha bisogno di continuare a sentire il battito del suo cuore, il suo respiro e la sua voce, il calore del suo corpo e il suo movimento.
Stare spesso tra le braccia della mamma (o del papà, o della persona che si prende cura di lui) è per il bambino una necessità. Il contatto fisico per lui è importante quanto l’aria e il cibo. Fin dalla notte dei tempi i bambini sono stati portati dalle loro mamme (o dai papà, dalle nonne, o da altri membri della famiglia) e lo sono tuttora nei 2/3 della popolazione mondiale. Ma circa 150 anni fa, qualcuno ha inventato passeggini e carrozzine, e si è intimato alle giovani mamme, che per natura desidererebbero stringere a sé il proprio bambino, di metterlo giù, per non viziarlo, così come si scoraggiava anche l’allattamento.
Come possiamo credere che un neonato, che non è ancora in grado di fare la differenza tra il suo corpo e quello della mamma, che non sa nemmeno che le sue mani gli appartengono, sia capace di manipolare l’adulto per ottenere ciò che desidera?
La natura ha fatto in modo che il pianto del neonato sia così difficile da sopportare apposta per richiamare l’attenzione delle persone che lo accudiscono, perché soddisfino i suoi bisogni e lo consolino. Non si tratta di capricci, bensì di bisogni. Un bimbo che passa molto tempo in una culla ferma, o all’interno di una carrozzella, è privato di molte esperienze precoci essenziali, che può fare solo se lo rendiamo partecipe della vita quotidiana.
È importante che l’apertura al mondo esterno avvenga gradualmente. Se è portato, il bambino può osservare il mondo circostante e interagire con esso pur sentendosi protetto e al sicuro. Nelle culture in cui è considerato normale portare i bambini, essi seguono ovunque i genitori e partecipano alle loro attività fin dalla nascita.
Il portare previene anche la depressione post-parto perché aiuta a colmare quella sensazione di “pancia vuota” che alcune donne possono provare e che, se non accolta e compresa, può portare ad una profonda tristezza, scatenare ansia e sfociare in depressione.
Come portare e a chi rivolgersi
È fondamentale trovare il giusto accessorio per portare i bebé.
>Alcuni marsupi in commercio non rispettano la fisiologia del bambino rischiando così di causare seri danni. La fascia ed il mei tai permettono un posizionamento migliore sia per la mamma che per il bambino. La mamma può regolarli in base alla sua corporatura. Il bambino è seduto, non “appeso” come nei marsupi standard, che scaricano tutto il peso sui genitali. Le gambe sono divaricate (posizione consigliata per evitare problemi di displasia dell’anca) e non sospese nel vuoto.
Sia la fascia che il mei tai possono essere utilizzati fin dalla nascita in posizione frontale, dorsale e ad amaca. Dai sei mesi in poi si potrà sperimentare anche la posizione sul fianco. Per quanto riguarda la posizione chiamata “faccia verso il mondo”, cioè con la schiena del bambino appoggiata al proprio petto ed il suo viso rivolto in avanti verso il mondo appunto, è sconsigliata sia perché la sua schiena viene inarcata sia perché il bambino viene completamente esposto agli stimoli esterni (qualsiasi essi siano) senza nessun filtro.
La posizione corretta del bambino portato sul corpo dell’adulto
La posizione verticale del bambino, dalla nascita, è fisiologica quando:
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il tronco del bambino è appoggiato al corpo del genitore e sostenuto in modo tale che non ci sia il vuoto tra i due corpi;
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le gambe del bambino sono aperte a ranocchio (formando una M), in modo che le sue ginocchia stiano più in alto del sedere;
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la testa del bambino può essere sostenuta;
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il sedere del bambino è a livello dell’ombelico di chi porta (MAI più in basso!).
Queste regole valgono per tutte le posizioni, davanti, sul fianco e dietro e per tutti i supporti!
Supporti che invece non permettono di tenere il bambino in questa posizione fisiologica semplicemente NON sono validi.>
Consigliamo caldamente di non acquistare un supporto prima di averlo provato per un po’ di tempo e di aver ricevuto istruzioni da una persona competente.
È sempre possibile rivolgersi a uno studio levatrici o chiedere consiglio a una doula, o ad istruttrici appositamente formate.
In breve:
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Il bambino nella fascia è più tranquillo, piange meno e lascia libere le mani della mamma che può dedicarsi a molte delle sue attività abituali.
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Il contatto continuo permette alla mamma di essere più attenta ai bisogni del proprio bambino e a rispondere tempestivamente.
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Il bambino partecipa alla vita familiare. In questo modo i suoi sensi sono stimolati.
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Il bambino è attivo: cerca spontaneamente l’equilibrio, esercitando tutti i suoi muscoli. Si addormenta quando è stanco, mangia quando ha fame, ascolta ed interagisce con il mondo esterno quando è sveglio.
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Il bambino impara a distinguere il giorno (luce, ma anche movimento, attività) dalla notte (quando fa buio e tutto è calmo ed immobile).
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Il bambino non ha bisogno di piangere e di urlare per attirare l’attenzione della mamma.
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Il bambino portato si sente amato e acquisisce fiducia in sé.
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Essere portato permette al bambino di utilizzare la sua energia in eccesso, finché non sia in grado di farlo da solo, quando comincerà a gattonare e poi a camminare. Prima di allora, il bambino accumula dal cibo e dalla luce una gran quantità di energia muscolare che è percepita in maniera particolarmente spiacevole. Per liberarsene piange, scalcia, e pesta. Per questo ha bisogno del contatto costante con il campo energetico di una persona attiva, in grado di scaricare attraverso l’attività l’energia inutilizzata di entrambi. Il bambino portato in fascia è più rilassato e piange meno perché non deve lottare con un fastidioso carico di energia. In altre parole: è possibile calmare rapidamente un bambino agitato correndo, saltellando, ballando o svolgendo qualsiasi altra attività in cui si investano energie in eccesso. Quanta più è l’attività, tanto meglio sarà per il bebè.
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La fascia (o il porta bebè) permette inoltre alla mamma di recarsi praticamente ovunque con il suo bambino. Anche in luoghi nei quali, con il passeggino, ci sarebbero delle difficoltà.
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Il bambino nella fascia può essere comodamente (e discretamente) allattato ovunque e in qualunque momento.
Riferimenti:
v. capitolo Approfondimenti, sezione libri
Portare i gemelli
Portare i gemelli in fascia, non solo è possibile, ma è anche utile, benefico e pratico!
Se poi i gemelli sono separati alla nascita per ragioni mediche, è ancora più importante ristabilire tra loro quel contatto e quella vicinanza che li ha accompagnati durante nove mesi. Inizialmente possono essere entrambi portati sul davanti, all’interno della stessa fascia tubolare. L’uno di fronte all’altro con i piedini che si toccano: in questa posizione è possibile allattarli entrambi. Oppure possono essere portati, sempre entrambi nella stessa fascia lunga, in posizione rannicchiata verticalmente con il viso appoggiato al petto della mamma.
Si possono portare anche entrambi nella posizione della culla. La mamma indossa due fasce: una per spalla.
Questo video mostra come http://www.youtube.com/watch?v=0yhmor-rtVg
Avere una fascia, in caso di gemelli, è ancora più utile di quando si aspetta un solo bimbo perché anche se si decide di portarne uno solo per volta si hanno sempre le mani libere per accudire l’altro, soprattutto quando gli orari dei due fratellini/sorelline, non combaciano. Quando in casa c’è il papà, la nonna o un altro parente/amico ognuno può farsi carico di un bimbo.